Otto kappa, o 8K, come è più rapido scrivere? Per gran parte delle persone si tratta di una coppia lettera/numero senza senso, per un utente almeno appassionato di hi-tech TV sembra qualcosa di molto lontano, visto che buona parte dei canali ancora sono in definizione standard, quelli dei network principali in Full HD e solo alcuni arrivano al 4K, fra eventi speciali (sport e simili) e nuovi network che puntano anche sulla qualità tecnica per imporsi.
Per i lettori di Tutto Digitale, però, 8K è già una sigla più comune, per lo meno per chi è un fotografo o un film maker, e non solo perché a questo valore corrisponde una risoluzione davvero impressionante, 16 volte superiore a quella del Full HD e 4 volte rispetto al 4K. Siamo certi che quindi – con tutte le attuali limitazioni di programmi di cui sopra – i nostri lettori leggeranno con curiosità questa prova, che, per un caso fortunato, siamo riusciti ad inserire all’ultimo istante, al posto di un altro test previsto su un altro televisore Sony, ‘solo’ 4K, l’XG95. Un LED Full Array aggiornato, che rimandiamo alla prossima occasione, visto che ora parliamo dei due nuovi modelli, sempre Full Array LED ma 8K, HDR ZG9, della Serie Master (che comprende solo i televisori più evoluti, quelli che per resa dell’immagine, colori, contrasto e nitidezza si avvicinano ai monitor professionali). Due prodotti top class, quindi, non a caso dotati della modalità calibrata per Netflix e certificati IMAX Enhanced (con futuro aggiornamento firmware).
Due prodotti che, nella volontà di Sony, sono studiati per offrire la massima esperienza di intrattenimento nel salotto di casa. Veri oggetti di ‘peso’, verrebbe da dire (il modello più piccolo pesa infatti ben 75 chilogrammi), anzi veri gioielli, pensando al prezzo, che è inevitabilmente alto, in questo momento di prima evoluzione del prodotto, e senza economie di scala. Insomma, televisori più adatti alla vetrina di una gioielleria che a quella di un punto vendita della grande distribuzione: il ‘piccolo’ KD-85ZG9 (diagonale da 85″, circa 187 cm di base), ha infatti un prezzo suggerito al pubblico di circa 17.000 euro, che diventano addirittura quasi 80.000 per il KD-98ZG9 (98″, ben oltre i 2 metri di base). Prezzi insomma davvero ‘no limits’, comunque – consolazione – sempre IVA inclusa…
Inutile dire che in questa fase di mercato, con pochi modelli disponibili prodotti da pochissimi costruttori, qualsiasi prezzo supera ogni logica, almeno fino a quando sarà possibile valutare l’effetto benefico della concorrenza totale e soprattutto delle ecomonie di scala. Cerchiamo di valutare quindi il prodotto in oggetto (il test si riferisce solo al ‘piccolo’, ovvero all’85 pollici) in assoluto, per avere un’idea dello stato dell’arte del settore, senza i consueti riferimenti al rapporto qualità/prezzo, che certo terremo in conto quando l’8K costituirà un vero mercato e non una primizia hi-tech.
Schermo: grande e piatto
Dal punto di vista estetico ormai, con apparecchi di questo livelllo – dotati sostanzialmente di un pannello grande, magari enorme, tuttoschermo, e supporti più o meno elaborati – c’è poco da dire: siamo al minimalismo spinto, è palese….
Ad un’occhiata più attenta, si nota una buona solidità del tutto, ed uno spessore apparentemente appena un po’ più sviluppato di quanto accade normalmente, ma è pur vero che siamo in presenza di un modello da ben 88 pollici. In ogni caso, uno sguardo al retro mostra il disegno originale e piacevole della copertura posteriore (che permette di celare i cavi), realizzata con cura.
Dal punto di vista puramente formale, il KD-85ZG9 è un modello a risoluzione nativa 7680 x 4320 pixel, dunque – come altri modelli, non proprio un 8K (sigla che, al pari del 2K e del 4K, si riferisce in effetti al mondo cinematografico) ma il valore televisivo corrispondente, che alcuni indicano come Super Hi-Vision, (nome storico della NHK, utilizzato fin dai primissimi esperimenti di decenni fa) ed altri a scelta, come 8K UHD, UHD 8K eccetera. In ogni caso parliamo di una risoluzione che – letta in altro modo – corrisponde a 33.177.600 pixel, ovvero a un po’ meno di 100 MP (esattamente 99 milioni 532 mila e 800) sub-pixel RGB.
Dal punto di vista tecnologico, stiamo parlando di un TV con pannello LCD “VA” (Vertical Alignment) e con retroilluminazione di tipo FALD (Full Array Local Dimming) con tecnologia Backlight Master Drive (a ben vedere, quindi, un’evoluzione di quanto già visto sullo ZD9) .
Come si può intuire, alla serie ZG9 Sony del resto ha riservato il meglio delle tecnologie proprietarie consolidate nel tempo, oltre ad aver aggiunto tante soluzioni, di importanza piccola o grande, per ottenere un prodotto più che al passo dei tempi.
Citiamo ad esempio il Backlight Master Drive con Full-Array local dimming e l’8K X-tended Dynamic Range PRO. Il Backlight Master Drive ha moduli LED ad alta densità e controllati individualmente, cosa che a detta dell’azienda giapponese offre ‘contrasti senza precedenti con luminosità intensa e neri profondi’ . L’8K X-tended Dynamic Range PRO invece è un sistema che sfrutta l’energia risparmiata per potenziare la luminosità nelle aree che ne hanno bisogno, e in sostanza per migliorare le prestazioni del sistema di retroilluminazione. In altre parole, si ottiene un rapporto di contrasto che in teoria è infinitamente superiore a quello di un comune LCD con retroilluminazione a LED.
Altra soluzione, quella chiamata X-Motion Clarity, che ‘minimizza le sfocature, senza sacrificare la luminosità dello schermo’, ovvero un algoritmo che offre un maggior dettaglio nelle immagini in movimento, grazie anche all’aggiunta di fotogrammi neri (tecnica definita “black frame insertion”) mantenendo il controllo della luminosità (l’intensità del local dimming è gestita in funzione del tempo).
La gestione delle varie elaborazioni obbliga a disporre di un processore moderno e potente, ed infatti qui troviamo un’unità X1 ‘Ultimate’, (‘definitivo’), in grado di gestire i 33 MP del pannello e, grazie anche al nuovo algoritmo 8K X-Reality PRO convertire ogni segnale alla risoluzione massima, basandosi su un database creato per ottimizzare l’upscaling.
Fra le tecnologie collaudate ricordiamo anche quella X-Wide Angle, che amplia l’angolo di visione per una migliore resa cromatica da posizioni decentrate, derivata dalla serie Master 2018 (ZF9).
Capitolo HDR. La compatibilità prevede il supporto dei formati HDR10, HLG e soprattutto Dolby Vision.
Centrale, cioè virtuale
Anche se ovviamente con un televisore del genere un appassionato di home theatre (o home theater, home cinema, insomma di cinema in casa) prevederà un impianto all’altezza, è possibile che molti (ricchi) acquirenti, non necessariamente così attenti all’aspetto sonoro, decidano di ‘accontentarsi’ dell’audio di serie, al massimo arricchirlo con una sound bar o simili.
Per tale ragione e comunque per offrire un prodotto con il suono, per qunto possibile, all’altezza dell’immagine, Sony ha posto grande cura nel comparto audio.
Questo, di impostazione decisamente originale, è definito Acoustic Multi-Audio ed in qualche modo è ispirata al sistema Acoustic Surface Audio di Sony ed è studiata soprattutto per offrire una corretta resa dei dialoghi rispetto alle immagini sullo schermo.
In questo caso, però, il suono non è ‘generato’ dallo schermo (su un LCD sarebbe molto complesso per via della retroilluminazione) ma da quattro piccoli ‘diffusori’ collocati nelle cornici superiore e inferiore. Ogni sistema adotta due mini woofer e un tweeter, disposti in modo si riesca a creare una sorgente sonora centrale virtuale al centro del display.
Interessante notare che la potenza totale a disposizione è teoricamente piuttosto alta (80W totali – 10 watt complessivi per ogni diffusore dietro la cornice, e 10 watt per ognuno dei quattro subwoofer posteriori che completano la dotazione – peraltro con modalità di misura non specificate e dati quindi ottimistici) e questo permette in effetti di sonorizzare ad un livello discreto in ambienti di medie dimensioni, senza distorsione.
Infine, è disponibile una modalità Speaker TV centrale, per trasformare il sistema del televisore nell’altoparlante centrale di un impianto home cinema separato.
Ci sarebbe ancora molto da dire, ma lo spazio è tiranno. Prima di passare alle impressioni d’uso, due parole sui collegamenti. Nell’apparecchio testato ci sono gli input per segnali RF (DVB-T2), e due per segnali IF (DVB-S2), oltre a quattro porte HDMI 2.1 per segnali sino a UHD 8K@60p. In effetti, per tale risoluzione i 60p dovrebbero essere raggiungibili previo aggiornamento firmware, ma l’esemplare in prova era già ok.
Solo una nota per aggiungere che è utilizzato il sistema operativo Android TV in versione Oreo con Google Assistant e la compatibilità con AirPlay 2 e HomeKit di Apple.
Emozione da (non) poco
Diciamo subito che provare un oggetto del genere è un’emozione di per sé, oltre che un piacere ed anche una grande responsabilità. Considerando poi che – per motivi intuibili – buona parte del materiale visualizzato è, ai nostri occhi, inedito, quindi non conosciuto, privo di riferimenti visivi consolidati, è difficile dare in un caso del genere un giudizio assoluto (ammesso che questo sia mai possibile).
Di certo, il primo impatto è positivo, per le dimensioni dello schermo, ovviamente la risoluzione apparente ed effettiva, ed anche la potenza luminosa: che si tratti di contenuti più o meno statici, oppure estremamente dinamici, si è colpiti – fatte salve le considerazioni precedenti sulla ‘non conoscenza’ del contenuto – dalla resa complessiva.
Con contenuti 4K abbiamo potuto avere una visione più familiare, diciamo così, per l’uso di film o altro che ben conosciamo. Anche in questo caso, le prestazioni sono decisamente superiori, più che all’altezza delle aspettative, e un positivo giudizio viene anche dallo scaling 4/8K.
Naturalmente, un po’ di differenza è determinata anche dalle regolazioni. Per osservare i contenuti alla massima risoluzione nativa 8K, abbiamo usato le impostazioni “Professional”, più che corrette sotto il profilo del bilanciamento del bianco e della resa cromatica.
In quanto all’audio, che peraltro offre possibilità di scelta di varie preselezioni, si conferma il discreto livello di pressione indistorta ottenibile – pur con la riproduzione piuttosto ristretta agli estremi della banda – ed anche l’efficacia della soluzione per il ‘centrale virtuale’. Peraltro, inutile dirlo, la disponibilità della porta per utilizzare tutto il televisore come ‘centrale’ di un sistema surround ‘vero’ va presa in seria considerazione per una resa sonora davvero all’altezza delle immagini.
L’ardua sentenza
La conclusione, una volta tanto, non c’è, o meglio è aperta. Che quello provato sia allo stato dell’arte attuale per diversi aspetti, è palese. Che sia forse ancora prematuro ragionare su questo crescente settore (la visione domestica in 8K) è probabile.
Aggiungendo che il prezzo è quello inevitabilmente alto non solo dei primi della classe, ma anche dei primi in ordine di tempo, anche in questo caso un giudizio definitivo non sarebbe corretto. In attesa delle mosse dei concorrenti e di Sony stessa, chiudiamo con due parole pronunciate da un personaggio presente per caso al test per pochi istanti: che ‘f****a!’